Gennaio
2013
Partito da Treviso il tour
sulla Mediazione che i colleghi della Camera Arbitrale di Milano
hanno avviato per sondare lo stato di salute della mediazione nel
nostro Paese
Dalla riforma del 2010 fino alla più recente pronuncia della
Consulta di fine 2012, il settore ha vissuto mutamenti profondi e
sostanziali ed è stato al centro di un'attenzione mai così vasta in
passato. Propulsore di tanta celebrità, l'obbligatorietà della
mediazione, che ha spiccato il primo volo nei primi mesi del 2011
ed ha visto tarpate le ali solo 18 mesi più tardi.
Per gli Organismi di mediazione organizzati dalle Camere di
Commercio italiane si tratta di un ritorno al passato, al punto in
cui si era giunti prima che la mediazione venisse imposta dal
legislatore. Numeri più contenuti ma un servizio già solido e di
qualità, che si è arricchito ancor più dopo questi due anni di
complessa sperimentazione.
Blogconciliazione.com, il diario di bordo del
Servizio di conciliazione della Camera Arbitrale di Milano, ha
voluto intraprendere un Giro d'Italia della Mediazione per cercare
di capire, attraverso le testimonianze delle realtà da tempo attive
su questo fronte, quali nuovi orizzonti si profilino per il
futuro.
Onorati di fare da apripista, con questa estesa
intervista al nostro Direttore, dott. Marco
D'Eredità (Segretario Generale della Camera di Commercio
di Treviso), ringraziamo i colleghi di Milano e auguriamo buona
lettura.
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Come sono stati questi ultimi 18 mesi e come si vive
adesso il passaggio a questa nuova fase della
mediazione?
L'introduzione del tentativo obbligatorio di mediazione ha
importato, come noto, un incremento notevole dei volumi di
procedure amministrate dagli Organismi di natura camerale che,
grazie all'esperienza maturata nel corso degli anni, sono stati in
grado di "parare" il colpo riuscendo a garantire elevati standard
di qualità nell'offerta del servizio nonostante l'intensità dei
ritmi.
Curia nasce nel 1995 su iniziativa della Camera di Commercio di
Treviso per dare attuazione alle funzioni attribuite agli enti
camerali dalla legge 580/93. Sin da allora abbiamo lavorato con la
convinzione che la mediazione facilitativa, di derivazione
anglosassone, avrebbe potuto costituire uno strumento, non
sfruttato dal nostro ordinamento, utile a dirimere conflitti tanto
di natura civile che commerciale.
In questi tre lustri il nostro impegno si è concentrato
costantemente sia sul fronte dell'attività di promozione degli
strumenti ADR, in particolare la mediazione e l'arbitrato, sia su
quello organizzativo cercando di strutturare un servizio utile ed
apprezzato da tutti i potenziali fruitori. All'inizio ci siamo
rivolti, in particolare, alle imprese e ai consumatori: le prime
per la consapevolezza che un'azione snella e veloce nel decidere le
questioni che incidono sul proprio agire sia un'esigenza molto
forte per chi deve improntare il proprio agire all'efficienza. Le
liti di consumo, invece, in quanto spesso di scarso valore,
non giungono nei tribunali, e si è cercato di proporre la
mediazione anche come una occasione per migliorare la relazione con
il cliente.
L'obbligatorietà della mediazione, introdotta dal decreto 28 del
2010, è giunta in un momento in cui le procedure gestite da Curia,
nell'ambito di un trend di crescita costante sin dalla nascita
dell'istituzione, si attestavano sulle 160 all'anno. Durante il
2011, primo anno di effettiva operatività della mediazione
obbligatoria, abbiamo superato le 400 pratiche gestite, e nel 2012,
nonostante la pronuncia della Consulta - resa nota già a fine
ottobre - abbiamo visto sostanzialmente confermati i dati dell'anno
precedente.
Da una tale esperienza gli Organismi di mediazione afferenti al
mondo delle Camere di commercio escono certamente rafforzati avendo
operato in un'ottica di mantenimento degli elevati standard
qualitativi raggiunti in anni di continua sperimentazione, pur a
fronte di un incremento straordinario di procedure
amministrate.
E tutto ciò, ricordiamolo, in un percorso che si è presentato
subito molto accidentato: intendo riferirmi alle molteplici
problematiche emerse in relazione all'applicazione di una
disciplina che, oscura in più punti agli stessi operatori del
diritto, non ha certo aiutato le strutture ad affrontare il
cambiamento, assorbendone le energie su questioni che sarebbe stato
meglio fossero chiarite a livello ministeriale.
Anche da queste difficoltà, tuttavia, a voler essere positivi e
costruttivi anche nei momenti meno felici, la nostra struttura ha
saputo maturare un'esperienza profondamente valorizzante, tanto che
anche dall'ultima nostra indagine di customer satisfaction non
possiamo che trarre un positivo sprone a continuare questo cammino,
nonostante la battuta d'arresto inferta dalla sentenza della Corte
Costituzionale.
È nostra intenzione, infatti, riprendere con maggior vigore le
attività promozionali per continuare l'opera di divulgazione della
cultura conciliativa: a dispetto del notevole impegno profuso in
questi anni affinché la mediazione potesse portare ad esprimere le
proprie potenzialità, si percepisce in questi giorni una sensazione
di superamento della mediazione, quasi a ritenerla oramai qualcosa
di superato ed estromesso dal nostro Ordinamento. È necessario
perciò riprendere subito le iniziative promozionali per
neutralizzare questo fraintendimento, questa disinformazione.
Non si tratta solo di non vanificare i cospicui investimenti
realizzati da chi, Organismi e Mediatori, ha fortemente creduto e
investito in questo servizio, ma si tratta di trovare la migliore
soluzione affinché la mediazione possa funzionare in Italia, come
già funziona in altri Paesi, a tutto beneficio dei cittadini.
Il Nordest è zona ricca di imprese. Quale attenzione
hanno nei confronti della mediazione e degli strumenti
ADR?
Le difficoltà riscontrate in questi anni nel tentare di
diffondere la cultura dell'Adr, quale metodologia di risoluzione
dei conflitti alternativa all'ordinario ricorso giudiziale,
costituiscono problema che coinvolge tutti i soggetti, privati ed
imprese, prescindendo dalla dislocazione territoriale degli
stessi.
Curia opera su diverse provincie, grazie ad una struttura
che associa, nella propria compagine, non solo la CCIAA di Treviso
ma anche le consorelle di Belluno, Gorizia e Pordenone. In ogni
provincia ha garantito in questi anni, con l'ausilio delle camere
medesime, tanto l'offerta del servizio quanto l'attività più
strettamente connessa alla formazione e all'organizzazione di
momenti di approfondimento volgendo l'attenzione sia ai
professionisti sia al mondo delle imprese. Questo ci ha consentito
di rilevare, da un punto di vista privilegiato, anche a livello
ultraregionale, una generale difficoltà nel trasmettere la
conoscenza della mediazione.
Per converso, invece, una volta saggiato lo strumento,
l'esperienza ci ha spesso confortato constatando come di fatto il
servizio venga gradito, e ciò vale sia per le imprese sia per i
privati: dopo averne testato concretamente le possibilità, capita
spesso che i soggetti tornino a tentare la mediazione oppure che
inseriscano le clausole di mediazione e/o arbitrato nei nuovi
contratti, o negli statuti societari, anche chiedendo alla nostra
struttura un suggerimento nella stesura delle stesse, onde evitare
a monte qualsiasi problema di interpretazione e incertezza.
Certamente, a differenza di altre entità, Curia ha visto la gran
parte del proprio lavoro rivolta al mondo delle imprese, e ciò era
evidente, nei dati, soprattutto prima della riforma, posto che con
l'introduzione della mediazione obbligatoria - nelle materie
indicate dall'art 5 del Decreto 28 - è stato dato un impulso
notevole anche alla mediazione riconducibile all'alveo delle
controversie fra privati.
Tutt'oggi, comunque, un buon numero di procedure di
mediazione/arbitrato derivano dall'applicazione di clausole
contrattuali e questo risultato è frutto dell'intensa attività di
promozione di entrambi gli strumenti realizzata ancora negli anni
pre-riforma.
Il miglior modo per comprendere ed apprezzare il servizio di
mediazione è di provarlo: e certamente le sue potenzialità non
possono che incontrare il favore degli imprenditori, condividendone
quegli ingredienti di agilità, efficacia e concretezza di cui si
compone necessariamente lo spirito costruttivo dell'agire
imprenditoriale.
A livello nazionale sembra di individuare una
spaccatura tra avvocati favorevoli e contrari alla mediazione.
Com'è la situazione dal punto di vista della vostra
organizzazione?
Francamente la grande polemica aperta, sin dall'introduzione
della riforma, da parte di esponenti di spicco del mondo forense,
ci ha lasciati sempre piuttosto perplessi, ritenendo che la
mediazione possa costituire per gli avvocati una importante
occasione per ampliare le proprie competenze e opportunità di
lavoro, piuttosto che il contrario, come invece pare ritengano
molti legali.
L'introduzione dell'obbligatorietà, in realtà, ha prodotto
diverse posizioni nell'avvocatura. Se da una parte, per molteplici
ragioni, si è molto criticato l'intervento del legislatore, da
altra parte, viceversa, si è cercato comunque di sfruttare
l'occasione imposta dalla normativa per mettere alla prova la
mediazione senza lasciarsi trasportare da timori pregiudiziali,
traendone il più delle volte un vantaggio per i propri clienti. Ma
il clamore di certe iniziative "contro" ha evidentemente avuto la
meglio nell'alimentare pregiudizi o paure che, come dicevo, almeno
per la nostra esperienza, sono di fatto infondate.
Basta osservare come l'avvocato possa partecipare a questa
partita in un duplice ruolo: da un lato quello di consulente di
parte, dall'altro quello di mediatore. Buona parte dei mediatori
operanti presso gli organismi di mediazione accreditati
presso il Ministero della Giustizia sono legali, per Curia sono
quasi la metà.
Delle oltre 800 domande gestite da Curia fra il 2011 ed il 2012,
in rari casi le parti si sono presentate in mediazione senza
l'assistenza di un legale di fiducia. Anche per liti di modesto
valore economico. Il ruolo dell'avvocato perciò non è stato affatto
messo in discussione, semmai valorizzato dandogli uno strumento in
più per tutelare al meglio gli interessi del proprio cliente. Si
potrebbe dire che la mediazione costituisca proprio per gli
avvocati l'occasione per recuperare ed esprimere alcune
potenzialità professionali che la toga invece chiede di
soffocare.
Anche in mediazione, dunque, le parti non hanno rinunciato
all'assistenza di un legale di fiducia, pur potendolo fare. Del
ruolo importante che l'avvocato può esprimere in mediazione siamo
sempre stati persuasi, rafforzati in questa opinione dalla nostra
esperienza. Nelle iniziative formative e informative, del resto,
abbiamo sempre rivolto la nostra attenzione al mondo forense, ben
consci del fatto che proprio per un legale lo strumento della
mediazione costituisce una strada in più da offrire al cliente che
a lui si rivolge proprio per risolvere una controversia.
Ovviamente la mediazione non è e non può essere, per propria
natura, una giustizia minore, come qualcuno ha voluto far credere.
Ma il peccato d'origine, che poi ha trascinato la mediazione
obbligatoria, dinnanzi al banco della Consulta, ha dato modo di
alimentare questo falso messaggio ed ora, come accennavo poco fa,
si ha l'impressione che si stia creando l'errata convinzione che la
mediazione sia stata eliminata in toto, mentre è solo quella
obbligatoria che è stata cassata.
Non abbiamo mai negato che la disciplina della mediazione
presentasse grosse lacune e scelte poco adeguate, e siamo convinti
che un buon sistema di incentivi sia certo preferibile
all'obbligatorietà. Opinione del resto ampiamente condivisa dal
sistema camerale. La mediazione che proponiamo è quella di tipo
facilitativo, in cui le parti arrivano all'incontro di propria
volontà e se ne vanno sempre di propria volontà, con o senza
l'accordo. Nessuna forzatura o costrizione, ma neppure nessun
pregiudizio. Si tratta di un servizio molto potente, sia da un
punto di vista pratico, per la possibilità che offre di risolvere
agevolmente una controversia, sia da un punto di vista sociale,
perché dà modo ai soggetti di acquisire maggior consapevolezza dei
propri rapporti e mantenere il controllo sulle proprie decisioni,
quindi sulle conseguenze delle proprie scelte. Anche il valore
sociale della mediazione andrebbe considerato con maggior scrupolo
specialmente quando la realtà quotidiana si fa diffusamente
complessa nei tempi di crisi economica come quelli che stiamo
attraversando. Aspetto da non va sottovalutare, a maggior ragione
in una zona ricca di imprese come il Nord-Est.
L'auspicio è che proprio quel mondo forense che tanto ha
avversato la mediazione obbligatoria temendo di riceverne un danno,
possa oggi, libero di farlo, prenderla in considerazione con
maggior serenità quale ulteriore servizio da proporre al proprio
assistito.
Per parte nostra, non abbiamo dubbi sul fatto che lo strumento
debba essere promosso con vigore, per cui abbiamo deciso di
potenziare le attività di informazione e di formazione sulla
mediazione. Sarebbe necessario incrementare e migliorare gli
incentivi che già oggi la normativa riconosce a chi ricorre al
servizio, e non appena i tempi saranno più ragionevoli,
sarebbe opportuno che a livello di sistema camerale ci muovessimo
per stimolare l'attenzione del legislatore anche su questo
fronte.
Redazione:
dott.ssa Giulia Poli, Responsabile Formazione-Comunicazione Curia
Mercatorum